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Channel: Bioedilizia in Italia: progetti italiani di architetture ecosostenibili
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Fattoria 42. Il cantiere sperimentale che insegna a costruire sostenibile

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Dei
workshop pratici da svolgere in cantiere per costruire con le proprie mani un’azienda agricola sostenibile. Composta da una residenza, un laboratorio per la produzione e degustazione di prodotti agricoli, delle stalle per la fattoria didattica, una serra e una biopiscina, quest’azienda sarà costruita da centinaia di persone. Tutte quelle che parteciperanno alla serie di Workshop “Fattoria 42” organizzati da BAG (Beyond Architecture Group), uno studio di


La rinascita del rifugio distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale

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A 1.750 metri sopra il livello del mare in località Pian Vadà, nel Parco Nazionale ValGrande (Provincia di Verbano-Cusio-Ossola) sorgeva
un bivacco alpino costruito dal CAI tra il 1887 e il 1889 e purtroppo distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Sulle macerie dell’edificio esistente nel 2008 viene riedificato il rifugio, situato lungo le linee fortificate Cadorna, come luogo di riposo sul sentiero che porta al Monte Zeda a 2.156 metri

La sopraelevata di Genova diventa palcoscenico del rinnovamento urbano

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In occasione della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, il giorno 21 Settembre 2014 Genova, con il motto Our Streets Our Choice, concede lo spazio ai piedi della sopraelevata a designer, progettisti e cittadini locali, dedicando loro 50 lotti per le installazioni sul tema della sostenibilità. Per 24 ore la strada diverrà palcoscenico, fiera ed esposizione, a cielo aperto.

Cilento Earth. Il parco agroalimentare nell’agrumeto abbandonato

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Un parco agroalimentare dedicato alle eccellenze ed ai prodotti tipici del Cilento
è la risposta dello studio Centola&Associati ai temi dell’Expo 2015. Cilento Earth, progettato nel cuore del lussureggiante Cilento, ricco di tradizioni alimentari e culinarie e produzioni tipiche locali, sorge nei 100 mila metri quadri di un agrumeto abbandonato. Sarà il trade union tra le aziende della zona, sia appena avviate che storicamente rinomate, spesso a

Produzione vinicola: la cantina perfetto connubio di tecnologia e sostenibilità

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Nel panorama vitivinicolo, un perfetto connubio fra tradizione, sostenibilità ed innovazione è rappresentato dall’esperienza della cantina Mori Colli Zugna. La cantina, che per scelta è rimasta radicata nelle proprie zone di produzione, vanta una nuova sede, progettata da Andrea Tomasi & associati
, all’avanguardia sia per quanto riguarda la logica progettuale dell’insediamento stesso, che per il risparmio energetico delle risorse

Dolomiti: un vecchio fienile trasformato in abitazione

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Nel piccolo paesino di Coi abitato da una sessantina di anime a 1500 metri di altitudine tra le Dolomiti in Val Zoldana (BL) un fienile, o Tabià, come viene comunemente chiamato in questa zona, è stato ristrutturato e trasformato in abitazione. All’apparenza sembra non esserci stata alcuna modifica all’edificio, ma non bisogna lasciarsi ingannare. Infatti, lo studio di architettura Clinicaurbana
 ha operato con la consapevolezza che “il tabià è una sentinella a

Incontro tra bioarchitettura e slow living: casa Talìa, a Modica

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Casa Talìa è una struttura ricettiva di poche ma preziosissime stanze situata in Sicilia, a Modica, nel parco archeologico di cava d’Ispica (Ragusa), un’area protetta della Sicilia sudorientale. La casa, originariamente organizzata in
dodici abitazioni separate disposte a cerchio attorno ad un giardino mediterraneo, area comune a tutte, è stata restaurata secondo i principi della bioarchitettura e trasformata in una struttura unica da due architetti di

L’ asilo in legno a misura di bambino

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Nell'ambito della trasformazione urbana dell'ex area fieristica di Milano
, è stato indetto un concorso per la realizzazione di un asilo nido, attento alle esigenze dei bambini e dell'ambiente. La competizione, rivolta agli architetti under 35, e riservata ai vincitori delle precedenti edizioni del concorso AAArchitetticercasi, ha visto lo studio milanese 02ARCH aggiudicarsi il primo premio con un progetto che pone al centro dell'edificio il benessere del bambino e il rapporto con


La figura dell'architetto. Da Loos ai giorni nostri

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È pratica piuttosto usuale tra i giovani architetti l'inviare senza sosta curricula agli studi professionali, prestandosi come disegnatori CAD, modellatori 3D, elemosinando qualunque tipo di lavoretto affine alle nostre competenze. È però evidente che queste prassi non siano risolutive per le problematiche connesse alla nostra attività lavorativa, nonché al futuro della professione, che non dovrebbe mai dimenticarsi dell'importante ruolo sociale che riveste. 
Noi per primi, nuovi

Il recupero della casa sul Monte del prete

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A Ispra – Varese – sul Monte detto “del prete” affacciato verso il lago di Varese, un modesto edificio rurale abbandonato da tempo e ridotto a rudere, ormai destinato al perenne oblio, è stato recuperato e trasformato in abitazione. Tutto ciò che sembrava ormai irrecuperabile e insanabile è stato sfruttato dai progettisti dello studio Albori per creare un luogo accogliente e privilegiato per osservare il passaggio delle

I am recycled: l’edificio orgoglioso di essere riciclato

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“I am recycled” è un edificio industriale di Arrasate (Paesi Baschi, Spagna), progettato dagli architetti dello studio madrileno PKMN. L'edificio, costruito nel 1928, era parte di un impianto siderurgico. Grazie al rinnovamento della struttura, il manufatto potrà avere nuova vita e uscire dallo stato di abbandono in cui versa: sarà utilizzato come
centro di riciclaggio, gestione e preparazione di materiali di recupero e laboratorio per

La prima CasaClima in Sicilia

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È stato inaugurato a Marzo il primo edificio certificato CasaClima nella Regione Sicilia. La residenza unifamiliare si trova nel paese di Mascalucia, a 600 m di altitudine sul versante meridionale dell’Etna, in zona climatica C. L’abitazione è stata realizzata seguendo i protocolli CasaClima Gold e Passivhaus ed è
la prima nel suo genere in Sicilia. È un progetto pilota che fa parte del più ampio PassREg, Passive House Regions with

La tecnica in balle di paglia portanti. Un workshop per imparare sul campo

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Preparate cazzuola, guanti e caschetto! Dall’8 al 14 settembre si terrà il workshop “La tecnica in balle di paglia portanti”, per imparare, direttamente sul campo, a realizzare costruzioni in paglia. Sporcandosi le mani, una balla dopo l’altra, sarete chiamati a realizzare dei piccoli edifici all’interno di un’azienda agicola. 

La rinascita del rifugio distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale

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A 1.750 metri sopra il livello del mare in località Pian Vadà, nel Parco Nazionale ValGrande (Provincia di Verbano–Cusio–Ossola) sorgeva un bivacco alpino costruito dal CAI tra il 1887 e il 1889 e purtroppo distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Sulle macerie dell’edificio esistente nel 2008 viene riedificato il rifugio, situato lungo le linee fortificate Cadorna, come luogo di riposo sul sentiero che porta al Monte Zeda a 2.156 metri di altitudine.

I rifugi alpini intaliani come modello internazionale

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Per la ricostruzione del rifugio i progettisti dello studio AreArchitettura (Luciano Uccelli, Carlo Ghisolfi, Giancarlo Paolino) hanno orientato le proprie scelte in due direzioni: da un lato il desiderio di integrarsi in un paesaggio incontaminato e quindi scegliere una tipologia edilizia consolidata nelle costruzioni dell’arco alpino per familiarizzare con il contesto, dall’altro la necessità di realizzare un intervento che minimizzasse al massimo l’uso dell’energia grigia.

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Distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, il nuovo edifico si sviluppa su due livelli ed è formato da un unico volume semplice a base rettangolare sormontato da una copertura a doppio spiovente. Il piano terra è costituito da un unico locale dominato dalla presenza di una stufa a legna. Attraverso una scala interna si accede al primo piano composto anch’esso da un unico ambiente.
Il fronte Nord risulta privo di aperture verso l’esterno, mentre gli altri prospetti dispongono di alcune finestre disposte strategicamente per sfruttare al meglio l’esposizione solare.

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Nonostante la semplicità delle forme e l’utilizzo di materiali tradizionali è nei dettagli che si può apprezzare la contemporaneità dell’intervento. Il rifugio, infatti, esternamente è rivestito in legno secondo due modalità differenti: al piano terra gli elementi sono stati disposti in maniera compatta e complanare, mentre al primo piano i listelli sono stati messi in opera leggermente inclinati.

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Al fine di realizzare un cantiere che rispettasse il delicato equilibrio ambientale e superasse le difficoltà di approvvigionamento dei materiali è stata scelta la modalità di fabbricazione leggera. In questo modo è stato possibile controllare ogni passaggio dell’edificazione ottimizzando i tempi dell’intervento.

Rhome for DenCity, gli italiani campioni del mondo nell'architettura eco

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Nel 2012 era arrivata terza con la casa di Med in Italy, quest’anno la squadra italiana di Rhome for DenCity si aggiudica il primo premio nella competizione Solar Decathlon Europe 2014, battendo altri 19 team provenienti da tutto il mondo.

{youtube}5xx8EpwW1Ow{/youtube}

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Il progetto di RhOME for denCity, punta a riqualificare le periferie degradate, attraverso la costruzione di social housing low cost, altamente performanti per creare i quartieri di domani sostenibili energeticamente, socialmente ed economicamente.

Le 10 prove della competizione sono state superate brillantemente:

Prova 1: ARCHITETTURA (max 120 punti): 114 pt Prova 2: INGEGNERIA E COSTRUZIONE (max 80 punti): 67,2 pt Prove 3: EFFICIENZA ENERGETICA (max 80 punti): 73,47 pt Prova 4: BILANCIO ENERGIA ELETTRICA (max 120 punti): 58,41 pt Prova 5: CONDIZIONI DI COMFORT (mx 120 punti): 107,4 pt Prova 6: FUNZIONAMENTO DELLA CASA (max 120 punti): 108,63 pt Prova 7: COMUNICAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE SOCIALE (max 80 punti): 61 pt Prova 8: URBANISTICA, TRASPORTO E ACCESSIBILITÀ ECONOMICA (max 120 punti): 84,71 pt Prova 9: INNOVAZIONE (max 80 punti): 71,81 pt Prova 10: SOSTENIBILITÀ (max 80 punti): 70 pt

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La casa dell’Università di Roma Tre così si aggiudica il primo premio assoluto con un totale di 840,63 punti e porta con sé molti altri risultati:

– Secondo premio in Architettura – Quarto premio in Efficienza Energetica – Quarto premio in Sostenibilità – Primo premio in Funzionamento della casa – Secondo premio in Condizioni di Comfort – Terzo premio in Innovazione – Secondo premio in Social Housing (premio CECODHAS–extra contest competition) – Primo premio in Social Housing per le nuove costruzioni (premio CECODHAS – extra contest competition) – Primo premio in Lighting design (extra contest competition)

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Fin dal principio, questo Diario ha sostenuto il lavoro del team Rhome, composto da più di 50 persone, tra studenti e professori, capitanato dalla prof. arch. Chiara Tonelli. E’ stato un percorso lungo 18 mesi ma che alla fine ha portato grandi risultati, grazie soprattutto al lavoro di squadra che di fatto funziona solo con la costante collaborazione di ognuno.

Durante tutta la permanenza a Versailles il gruppo dell’Università di Roma Tre ha creato una video–Agenda, una miniserie composta da diverse puntate, che racconta giorno per giorno l’andamento della costruzione e della competizione.

La giuria del Solar Decathlon Europe che ha valutato le case era composta da:

ARCHITETTURA: Thomas Herzog, Françoise–Hélène Jourda, Wang Shu INGEGNERIA E COSTRUZIONE: Alain Maugard, Evelyne Osmani, Yves Weinand EFFICIENZA ENERGETICA: Harrison Fraker, Thierry Salomon, Marija Todorovic COMUNICAZIONE: Marie–Hélène Contal, Theresa Nahan, Yolanda San Román URBANISTICA, TRASPORTO E ACCESSIBILITÀ ECONOMICA: Peter Droege, Pierre Veltz, Paola Vigano SOSTENIBILITA’: Alain Bornarel, Chrisna Duplessis, Dominique Gauzin–Müller

Le fasi della costruzione sono state riassunte in pochi minuti nel video seguente:

{youtube}goMPUC59ppo{/youtube}

Durante la competizione, la casa è stata monitorata a tutte le ore del giorno e della notte per verificarne il comportamento ed ha risposto ottimamente a tutte le prove, rimanendo negli intervalli prestabiliti dall’organizzazione della gara, come dimostrano anche i grafici qui sotto:

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Materiali naturali come il legno, o innovativi come i pannelli fotovoltaici flessibili, prefabbricazione e rapidità di costruzione, materiali di recupero per gli arredi interni, produzione doppia dell’energia realmente consumata, logge interne per ombreggiare, prezzo “social” a 1.080 €/mq, sono solamente una parte degli ingredienti che sono serviti per vincere la competizione.

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Oltre ad una grande coesione e determinazione ad arrivare fino in fondo, la squadra di Rhome ha la assoluta convinzione che la scelta giusta da fare non sia espatriare per trovare lavoro, ma rimanere in Italia soprattutto in questo momento di difficoltà, proprio per rimboccarsi le maniche ed aiutare il paese a risollevarsi passo dopo passo, dando l’esempio a tutti gli altri.

Ciò che ha caratterizzato la base del lavoro del team Rhome dal principio è stato fondare il progetto sul concetto dell’educazione sociale. Una società che impara nuovamente (come si faceva un tempo) a vivere una quotidianità priva di consumismo e quindi attenta in ogni piccolo dettaglio a limitare lo spreco di energia, sarà una società che risparmia sotto tutti i punti di vista.

Il gruppo di Rhome for DenCity ha per questo creato un calendario che ogni mese fornisce dei consigli su come essere più ecosostenibili.

Impariamo a seguirlo tutti ogni giorno dell’anno.


La sopraelevata di Genova diventa palcoscenico del rinnovamento urbano

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In occasione della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, il giorno 21 Settembre 2014 Genova, con il motto Our Streets Our Choice, concede lo spazio ai piedi della sopraelevata a designer, progettisti e cittadini locali, dedicando loro 50 lotti per le installazioni sul tema della sostenibilità. Per 24 ore la strada diverrà palcoscenico, fiera ed esposizione, a cielo aperto.

Roma come New York: il progetto per la Highline della capitale

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LE IMPRONTE DEL RICICLO

SuperElevata Foot[prints] è un evento curato da Re–cycle Italy Genova Lab, con la partecipazione dell’Università degli Studi di Genova e l’Ordine degli Architetti di Genova, ed affronterà il tema del recupero e riutilizzo degli edifici, delle infrastrutture e le risorse del territorio. Il progetto di rinnovamento urbano sarà rappresentato stilisticamente da plettri di vari materiali, siano essi di scarto o riciclati, ritagliati seguendo le linee guida di una sesta in carta, e successivamente personalizzati dai partecipanti al contest.

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Le impronte, o plettri, così decorati saranno collocati in fila ai piedi della sopraelevata, nell’area portuale compresa tra il varco di Via dei Pescatori e il Mercato del Pesce, al fine di attirare l’attenzione sul tema del riciclaggio, con idee e soluzioni proposte per valorizzare i territori urbani.

L’ORIGINE DEL PLETTRO

La scelta del simbolo è ricaduta sul plettro, in quanto stilizzazione dell’icona del riciclaggio.
Nel 1971 Gary Anderson, un ingegnere americano, partecipò al concorso Container Corporation of America e vinse il primo premio per il disegno di un logo, oggi divenuto simbolo del riciclaggio; l’idea nasce dal ciclo dell’acqua, cui Gary aggiunse frecce e angoli, rifacendosi al nastro di Möbius.

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{youtube}82kqsYrUqPI{/youtube}

E’ stato già consegnato il primo plettro, ritagliato da un telo per esterni in poliestere di circa 4x5 metri.

Le associazioni cittadine che non hanno partecipato alla prima fase possono inviare le proprie idee o proposte di collaborazione all’email ufficiale superelevata@gmail.com o visitare il sito web e la pagina Facebook dell’evento.

In vista dell’iniziativa si terrà anche un workshop internazionale organizzato nell’ambito del progetto di Ricerca Recycle e che coinvolgerà 250 studenti, tutor e docenti delle Università italiane e internazionali coinvolte nell’iniziativa: Università IUAV di Venezia, Università degli Studi di Trento, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Genova, Università degli Studi di Roma La Sapienza, Università degli Studi di Napoli Federico II, Università degli Studi di Palermo, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, Università degli Studi G. d’Annunzio Chieti–Pescara, Università degli Studi di Camerino, Università della Basilicata, Leibniz Universitaet Hannover, IAAC Barcelona, Lebanon American University di Beirut.

Cilento Earth. Il parco agroalimentare nell’agrumeto abbandonato

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Un parco agroalimentare dedicato alle eccellenze ed ai prodotti tipici del Cilento è la risposta dello studio Centola&Associati ai temi dell’Expo 2015. Cilento Earth, progettato nel cuore del lussureggiante Cilento, ricco di tradizioni alimentari e culinarie e produzioni tipiche locali, sorge nei 100 mila metri quadri di un agrumeto abbandonato. Sarà il trade union tra le aziende della zona, sia appena avviate che storicamente rinomate, spesso aconduzione familiare, depositarie di saperi e tradizioni millenarie, talvolta in difficoltà economica, ed il pubblico di visitatori locali e flussi turistici internazionali.

Parco Nazionale del Cilento: il progetto per la rivitalizzazione della linea ferrata abbandonata

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Il progetto, commissionato da Russo Restauri e vincitore del terzo posto del premio Invest Salerno della Fondazione Carisal, insieme alle altre due proposte selezionate, è stato presentato in anteprima al Salone del Real Estate “EIRE” di Milano.

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IL CILENTO E LA DIETA MEDITERRANEA

Il luogo prescelto per il parco agricolo è Lustra, nel cuore del Parco nazionale del Cilento, nel territorio promotore della Dieta Mediterranea riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dall’Unesco. Cilento Earth è un’occasione per recuperare il rapporto dell’uomo con la terra, avvicinando i visitatori alle attività a km0 di produzione, trasformazione, ricerca, formazione, degustazione e vendita di prodotti tipici di qualità come vino, olio, frutta, ortaggi, legumi, cereali, pasta, salumi e latticini.

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Ci saranno grandi campi tematici all’aperto, coltivazioni, orti collettivi per l’autoconsumo e campo–scuola–gioco, ma anche una scuola di cucina, un auditorium, ristoranti e un centro benessere.

LE COLTIVAZIONI E GLI ORTI COLLETTIVI

Tutte le coltivazioni del parco seguiranno i principi dell’agricoltura biodinamica basata sul rispetto del ciclo naturale delle piante e della terra. Le fasce multicolori dei filari coltivati proseguono lungo le facciate dei volumi in legno lamellare a servizio dei campi che sono energeticamente indipendenti grazie ai pannelli fotovoltaici/solari e alle micro–pale eoliche ad asse verticale.

Orti collettivi per l’autoconsumo ed il recupero di essenze tipiche cilentane e mediterranee saranno a disposizione di ragazzi ed appassionati, pensionati e cooperative. Anche i bambini avranno i loro spazi all’interno del parco: a loro è dedicato un campo scuola–gioco per apprendere quali sono le piante e gli animali più diffusi della zona, a diretto contatto con la natura.

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IL CILENTO WORLD

Il Cilento World, edificio simbolo del Cilento Earth, sarà il cuore pulsante del parco. Divertimento, buon mangiare e relax si incontreranno sotto un unico tetto. È lì infatti che si terranno la scuola di cucina, le esposizioni, la promozione turistica del territorio e le esibizioni nell’auditorium. Sarà anche il luogo dove le bontà cilentane, tanto decantate, potranno essere degustate nei ristoranti tematici ed i presidi Slow Food. Ed è sempre nel Cilento World che dopo una giornata all’insegna della natura ci si potrà rilassare nella zona benessere con palestra, piscina coperta e percorso natura nella pineta.

Produzione vinicola: la cantina perfetto connubio di tecnologia e sostenibilità

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Nel panorama vitivinicolo, un perfetto connubio fra tradizione, sostenibilità ed innovazione è rappresentato dall’esperienza della cantina Mori Colli Zugna. La cantina, che per scelta è rimasta radicata nelle proprie zone di produzione, vanta una nuova sede, progettata da Andrea Tomasi & associati, all’avanguardia sia per quanto riguarda la logica progettuale dell’insediamento stesso, che per il risparmio energetico delle risorseambientali.

Cantine da scoprire: la cupola di rame di Arnaldo Pomodoro

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Il progetto della cooperativa vitivinicola Lagarina, nata nel 1997, nasce dalla volontà di raggruppare in un’unica sede le attività produttive delle cantine sociali che ne fanno parte. In questo modo, i 700 soci della cooperativa possono avere una struttura tecnologica, sostenibile e moderna per la vinificazione in una delle aree più vocate del patrimonio viticolo del Trentino.

IL PROGETTO ARCHITETTONICO

Lo sfruttamento del dislivello naturale collinare ha favorito la collocazione progettuale della cantina in posizione sotterranea, garantendo in questo modo una bassa azione di antropizzazione del territorio. Ad oggi questa è la cantina ipogea più grande d’Europa. I vigneti coprono circa 700 ettari di territorio e all’interno del grande complesso ipogeo è collocata un’enoteca. Sono presenti oltre 300 metri di spazi espositivi pronti ad accogliere visitatori esperti e semplici curiosi, in una atmosfera accogliente e scenografica allo stesso tempo.

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All’interno dell’enoteca si sviluppano spazi in cui è possibile degustare i vini o godersi un momento di relax nel salotto riservato.
A fianco dell’enoteca trova spazio una ampia sala convegni da 100 posti a sedere, dedicata a degustazioni, buffet, conferenze, incontri di lavoro e pronta ad accogliere anche mostre d’arte.
Ad oggi la struttura garantisce una capacità complessiva di incantinamento superiore ai 100 ettolitri di vino.

IL RISPARMIO ENERGETICO

La cantina ha in particolare dimostrato una attenzione alle tematiche della produzione di energia verde e del risparmio energetico dotandosi di:

  • un impianto geotermico dedicato caratterizzato da dodici sonde, è utilizzato per soddisfare il fabbisogno di acqua calda/fredda e per il condizionamento delle zone produttive e degli uffici;
  • un impianto fotovoltaico;
  • un sistema di recupero e razionalizzazione dell’acqua in grado ridurne i consumi del 70%;
  • uno specifico impianto di potabilizzazione, che consente di diminuire il prelievo dell’acquedotto.

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La natura si integra con l’architettura sia grazie all’abbraccio del sottosuolo, sia per il tetto verde che, con parte dei vigneti, ricopre la cantina stessa.

IL SISTEMA WEB GIS

I tecnici della Cantina Mori Colli Zugna, in collaborazione con una società informatica di Trento e la supervisione scientifica del Centro di Ricerca Fondazione Bruno Kessler FBK–irst, hanno inoltre realizzato un sistema webGIS (Geographical Information System – Sistema Informativo Geografico via web) che consente di inserire, gestire ed analizzare, in modo georeferenziato, dati provenienti da varie fonti a partire dallo studio di zonazione che l’azienda ha effettuato.

Nello specifico, grazie a tale progetto, sarà possibile controllare simultaneamente una mole consistente di dati come ad esempio:

  • dati catastali di circa 25.000 particelle fondiarie;
  • esposizione;
  • insolazione;
  • quote altimetriche;
  • capacità di ritenzione idrica;
  • forme di allevamento e sesti di impianto;
  • anni di impianto;
  • dati potenziali di produzione e del conferimento;
  • analisi prevendemmiali georeferenziate.

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Grazie al webGIS è possibile l’elaborazione di grafici, di proiezioni, di esportazione di dati in grado, ad esempio, di ottenere un quadro realistico dell’andamento delle maturazioni delle diverse varietà nelle differenti zone, di visualizzare, varietà per varietà, le superfici già vendemmiate e/o quelle ancora da vendemmiare, le zone da cui provengono le uve più mature, le zone più problematiche, filtrare ed incrociare i dati storici.

L’informatizzazione della cantina consente di tracciare tutte le uve che vengono conferite poiché ogni socio entra in cantina grazie ad un chip di riconoscimento dal quale è possibile reperire l’origine del prodotto, il tipo di uva e vari altri dati legati alle peculiarità della fornitura.

Non stupisce quindi che, per le sue peculiarità legate alla sostenibilità ed alla tecnologia avanzata che caratterizzano la cantina, il progetto sia stato l’intervento più votato dal pubblico in occasione del premio Fare Green 2012, che si pone come obiettivo l’esposizione di progetti, servizi e prodotti del Trentino, caratterizzati da un elevato livello di sostenibilità ambientale.

Dolomiti: un vecchio fienile trasformato in abitazione

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Nel piccolo paesino di Coi abitato da una sessantina di anime a 1500 metri di altitudine tra le Dolomiti in Val Zoldana (BL) un fienile, o Tabià, come viene comunemente chiamato in questa zona, è stato ristrutturato e trasformato in abitazione. All’apparenza sembra non esserci stata alcuna modifica all’edificio, ma non bisogna lasciarsi ingannare. Infatti, lo studio di architettura Clinicaurbana ha operato con la consapevolezza che “il tabià è una sentinella aguardia di un paesaggio che va rispettato”.

Il vecchio fienile in legno diventa ufficio

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La costruzione originaria sulle Dolomiti era costituita da un basamento in pietra e da un elevato interamente in legno: il livello al piano terra, addossato in parte al pendio, veniva riscaldato, mentre la porzione di edificio superiore era dedicata a magazzino e a ricovero per il fieno.

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La vecchia struttura del fienile è stata mantenuta anche se non più con le sue originarie funzioni. L’ossatura portante del tabià è ora in ferro a travi e pilastri che ripercorrono gli elementi lignei esistenti sovrapponendosi ad essi.

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La casa si sviluppa su tre livelli: il piano terra in pietra è stato completamente mantenuto anche se non ha un’altezza utile per poter essere abitato. I due livelli completamente fuori terra ospitano la zona giorno e la zona notte e sono collegati attraverso un’ampia scala in legno. Ad ogni piano la protagonista dell’ambiente è una stufa per il riscaldamento a legna che garantisce calore durante i rigidi inverni.

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L’involucro, invece, è composto da due membrane: quella esterna è formata dalle esistenti vecchie pareti in tavole di larice, mentre quella interna è costituita da una nuova pelle, sempre in legno, che permette di mantenere il comfort termico negli ambienti abitati.

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Il fienile è stato trasformato in lanterna: di giorno l’edificio sembra non abbia subito alcun intervento di restauro, ma quando di notte le luci sono accese si riesce a percepire la duplicità della costruzione e traspare la nuova funzione del Tabià.

Incontro tra bioarchitettura e slow living: casa Talìa, a Modica

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Casa Talìa è una struttura ricettiva di poche ma preziosissime stanze situata in Sicilia, a Modica, nel parco archeologico di cava d’Ispica (Ragusa), un’area protetta della Sicilia sudorientale. La casa, originariamente organizzata in dodici abitazioni separate disposte a cerchio attorno ad un giardino mediterraneo, area comune a tutte, è stata restaurata secondo i principi della bioarchitettura e trasformata in una struttura unica da due architetti diorigine milanese, Viviana Haddad e Marco Giunta, che hanno scelto Modica come posto in cui vivere in maniera slow dopo esserci passati durante una vacanza in Sicilia nel 2001.

Ristrutturazioni: l’appartamento nel quartiere gotico di Barcellona

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I due architetti, preferendo lo slow living al ritmo cittadino, avevano deciso di acquistare i ruderi e di ristrutturarli unendoli appunto in un unico complesso, dove hanno scelto anche di abitare. La casa è un ottimo esempio di architettura e recupero sostenibile; il restauro è stato indirizzato dagli architetti verso l’uso di materiali naturali e di tradizione locale, oltre che scegliendo mobili di recupero o d’artigianato per gli arredi, ma ciò che arricchisce maggiormente la loro esperienza modicana è l’abbinamento della bioarchitettura alla ricerca di uno stile di vita lento, volto ad esaltare la bellezza del tempo goduto appieno attraverso il relax, la contemplazione del paesaggio e la filosofia del vivere slow, vivere lento godendo appieno del dolce trascorrere del tempo.

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Elementi di recupero in casa Talìa: la testiera da letto diventa ringhiera. In questa immagine è visibile il muro in pietra a vista, e il tetto in travi di legno e canne di bambù adoperati per il restauro delle abitazioni. Foto, DesignRulz.com

La ristrutturazione a basso impatto ambientale, conclusasi nel 2012, è stata improntata ad unire le diverse abitazioni che continuano a mantenere la loro indipendenza anche dopo la ristrutturazione, ma in un contesto unitario soprattutto grazie al giardino mediterraneo che le accomuna e allo stile con cui gli architetti Haddad e Giunta hanno ridato nuova vita agli edifici.

Le case sono state ristrutturate coniugando tecniche e materiali antichi e moderni, utilizzando vernici ecologiche, legni ingrassati a olio oppure trattati con impregnanti e colori naturali e passati a cera, cocciopesto e pietra locale per i pavimenti, e ricostruendo i muretti a secco negli esterni, rafforzati con telai lignei per rispondere ai requisiti antisismici.

Muro a secco esterno, supportato da telaio in legno laddove richiesto dalle norme antisismiche. Foto © Michele Biancucci

Nella cucina il piano da lavoro è realizzato con pietra pece, una pietra nerissima tipica di Ragusa, e con maioliche di recupero acquistate dai robivecchi locali, mentre le camere sono decorate con piastrelle coloratissime e smaltate, anch’esse sicule.

Cucina di casa Talìa. Foto © Michele Biancucci

Per quanto riguarda l’impianto termico, la casa è dotata di un impianto di riscaldamento integrato con pannelli solari, inoltre il tetto è dotato di dodici centimetri isolante in sughero.
Per le stanze invece l’ispirazione principale è stata quella del riad marocchino, al fine di mantenere intatta la tranquilla intimità del luogo pur trovandosi nei pressi del centro abitato, e, proprio come in un riad, le singole stanze non sono in comunicazione tra di loro, ma si affacciano tutte su un giardino centrale, che è il principale elemento d’incontro.

Il giardino mediterraneo di casa Talìa, fulcro d’incontro di tutti gli edifici che compongono la struttura. Foto, DesignRulz.com

Anche per le stanze si sono utilizzati materiali biocompatibili, quali pietra a vista per i muri, intonaci a calce, canne di bambù per il tetto, e ceramiche policrome o pietra per i pavimenti.

Oggi casa Talìa è l’indirizzo sia di un una struttura ricettiva per slow travellers, sia di uno studio di progettazione dove gli architetti lavorano a progetti simili al recupero che hanno effettuato per il complesso.

L’abbinamento di scelte sostenibili e naturali per quanto riguarda l’architettura con la scelta voluta e consapevole di abitare in un luogo bellissimo essendo padroni del proprio tempo, rende casa Talìa un progetto eco–compatibile completo poiché sostenibile sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista umano: infatti, i due architetti sono un ottimo esempio per coloro che, sopraffatti dalle incombenze quotidiane di una vita frenetica spesso incalzata dal velocissimo ritmo cittadino, pensano di voler cambiare stile di vita ma non hanno idea di come fare.

Riappropriarsi del proprio tempo trascorrendone di più con la propria famiglia, con i propri amici, coltivandosi il proprio orto oppure facendo ciò che più ci piace e ci realizza, è un gesto che va quasi in controcorrente oggi, ma sempre più necessario per ricreare una dimensione umana in una società stanca e affaticata, dove il lavoro tende sempre di più a prosciugare le forze vitali di ogni individuo.

In questo contesto, l’esperienza dei due architetti Haddad e Giunta è notevole e importante perché, come sostiene Jung, ogni cambiamento percepito dalla collettività parte in realtà sempre dall’individuo. Secondo Carl Gustave Jung infatti “Solo un cambiamento nell’atteggiamento individuale potrà portare con se un rinnovamento dello spirito […] Tutto comincia con l’individuo.” (L’inconscio, pag.159, ed 1997).

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